Chernobyl, 23 anni dopo: effetti collaterali
Il gruppo di ricerca della Sezione di Fisica medica ambientale ed epidemiologica dell’Università degli Studi di Perugia continua lo studio sull’identificazione della presenza di altri radionuclidi nel pellet. E con l’allestimento di un piccolo orto-studio verificano il loro ritorno ai vegetali.
Durante la tavola rotonda sulla Qualità dell’aria, tenutasi durante l’ultima Convention Arg Bergamo, la dott.ssa Daniela Saetta ha esposto un’attenta analisi sugli ultimi studi effettuati sul pellet dopo il caso scoppiato a giugno quando fu sequestrato, dalla magistratura di Aosta, un campione di pellet proveniente dai paesi dell’Est considerato radioattivo.In tale campione, proveniente dalla Lituania, infatti, fu riscontrato un valore di concentrazione di attività di Cesio-137 (Cs-137) pari a 320 Bq/kg (Becquerel al chilogrammo), e nelle ceneri di combustione i valori in concentrazione di attività furono di 40.000 Bq/kg.
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