DELLA LETTONIA MONUMENTALIZZATA DA UN “CASTELLO DELLA LUCE” DIAGRAMMOMORFO COSTRUITO A RIGA PROSPICIENTE LA CITTA’ VECCHIA
Il Castello della Luce al di là del fiume Daugava a Riga in Lettonia, prospiciente la riva destra sulla quale fu dato inizio nel 1201 alla costruzione della Città Vecchia, non è un Castello, ma un Palazzo alto 66 metri: così come sono Palazzi le residenze, nomate “castelli”, edificate e abitate nel territorio lettone dai Baroni Baltici, comprese le residenze ducali curlandesi di Rundale e Jelgava (l’antica Mitau). E’, quindi, un palazzo moderno diagrammomorfo, progettato da Gunnar Birkerts, che ha la parvenza anche di Montagna di Vetro emersa dalle acque del fiume sul quale si affaccia, nel quale è insediata la Biblioteca Nazionale (Latvijas Nacionala Biblioteka) con 5,5 milioni libri editi durante i secoli XIX e XX (comprensivi di 47.000 edizioni rare e manoscritti), infrastrutturata per lo svolgimento anche di attività multimediali. Un Castello della Luce emerso come nella leggenda popolare narrata, poetata e musicata dagli artisti lettoni: tra i più illustri Rainis (Janis Plieksans 1865-1929) poeta e autore di opere teatrali (“Il cavallo d’oro – Zelta zirgs”, “Il fuoco e la notte – Uguns un nakts”) e Andrejs Pumpurs (1841-1902) autore di canzoni popolari e di un poema (“Lacplesis – Uccisore dell’orso”): dotato di carica simbolica pesante, predestinata ad esplodere in un’area metaforica molto vasta, devastando l’oppressione dell’ignoranza per dare humus alla libertà del sapere: un tempio laico della cultura nazionale, fomentatore di una ulteriore crescita sociale e culturale del popolo lettone. Materializzazione del Castello della Luce leggendario che risulta descritto come edificio simbolo della saggezza e del buon governo, sprofondato nell’acqua a causa della occupazione territoriale e della oppressione sociale e culturale del popolo originario lettone, operata da uomini armati al servizio della Chiesa Cattolica evangelizzatrice, del Re di Svezia e poi dell’URSS durante sette secoli fino al 1991. Tale Castello della Luce (costruito con il “fine lavori” datato 2012, dopo la posa della prima pietra datata 20 giugno 2008), è stato concepito come Emblema nazionale, dopo la riconquista dell’indipendenza politica e la riconquista delle libertà individuali. Risultando disapprovato da chi ha contestata la sua edificazione, considerandola dispendiosa e non prioritaria rapportata ai bisogni più urgenti della cittadinanza disagiata dalla crisi economica. Disapprovato perché costoso 200 milioni di euro: preventivati comprensivi delle tangenti che sono state sospettate come benefit pro politici al potere nel periodo della sua progettazione e del suo finanziamento. Ha una forma monumentale col lato più corto che s’inerpica come il lato roccioso di una montagna e il lato più lungo che scoscende come il declivio di una collina. L’insieme risulta multifacciale e vetroso: nel senso che ha quattro facciate quasi totalmente vetrose, diversamente connotate formalmente per chi lo esamina adottando un punto di vista rotante, con una singolare visione per il punto di vista a volo d’uccello. Helena Demakova, che ha fortemente voluto la sua realizzazione, a futura memoria di se stessa Ministro della Cultura dal 2003 al febbraio 2009, ha presenziata la cerimonia della posa della prima pietra con mani intrecciate e volto pensieroso paventando la non presenziazione della posa dell’ultima pietra (come è poi accaduto).