I paesi baltici e la crisi – LETTONIA: UNA TIGRE NELLA GABBIA DEL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE
In Lettonia gli anni del boom sono solo un ricordo: oggi il paese baltico ha il più alto tasso di disoccupazione della Ue. I lettoni sono temprati dalle ristrettezze del periodo sovietico, ma l’austerity potrebbe durare ancora a lungo. Il maiale capitalista è tornato a Riga. Guance rosee, pancia gonfia e una valigetta piena di bigliettoni stretta nello zampone. Osserva tutto dal suo posto d’onore, un cartellone pubblicitario proprio di fronte al parlamento lettone, sul viale principale della capitale. Poco lontano, poveracci disoccupati si stringono attorno a un fuoco avvolti in passamontagna e giacca a vento. Soltanto due anni fa un simile sfoggio di anticapitalismo sarebbe stato considerato un segno di pazzia. Fino a due anni fa, appunto, quando la Lettonia si preparava a festeggiare i due decenni di libertà dal giogo sovietico e cavalcava il boom economico. Ora la festa è finita. I lettoni, come il trentatreenne Gints Berneckis, hanno ormai perso la fede nel modello economico occidentale. Come migliaia di compatrioti, il cui tasso di disoccupazione è schizzato al 23 per cento, l’anno scorso Berneckis ha perso il suo posto di venditore di computer. “È vero – sbuffa con rabbia – i maiali capitalisti sono tornati. Solo che adesso arrivano e se ne vanno carichi dei soldi che il governo gli regala.” Gints ha sfidato uno dei peggiori inverni degli ultimi decenni per manifestare insieme ai suoi “colleghi” disoccupati, accampandosi in una piccola tenda davanti al parlamento fin dall’inizio dell’anno. “Hanno tagliato tutto: previdenza sociale, educazione, pensioni. La gente sta scappando, lascia la città in massa.”
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