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Italia-Lettonia: Sebastiano Fulci nuovo ambasciatore a Riga

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(ANSA) – ROMA – Sebastiano Fulci è il nuovo ambasciatore a Riga. Lo rende noto la Farnesina a seguito del gradimento del Governo interessato.

Fulci è nato a Roma, nel 1966. Dopo aver conseguito nel 1989 la laurea in giurisprudenza all’Università di Messina, nel 1991 entra in carriera diplomatica e inizia il suo percorso professionale alla Farnesina presso la Direzione Generale Affari Economici. Nel 1995 è a Grenoble con le funzioni di Console, nel febbraio del 1999 si trasferisce a Bratislava in qualità di primo segretario commerciale e nel 2001 viene confermato nella stessa sede con funzioni di Consigliere commerciale.

Nel 2002 rientra a Roma per prendere servizio alla Direzione Generale per i Paesi dell’Africa sub-sahariana in qualità di Capo dell’Ufficio Africa Occidentale e nel 2004 è alla Direzione Generale Affari Politici Multilaterali e Diritti Umani. Nel 2007 assume l’incarico di Primo consigliere alla rappresentanza permanente presso il Consiglio Atlantico in Bruxelles e tra il 2009 e il 2011 rientra a Roma per ricoprire l’incarico di Consigliere diplomatico presso il Ministero dell’Università e della Ricerca.

Nel 2011 si trasferisce negli Stati Uniti per prestare servizio come Primo consigliere all’Ambasciata d’Italia a Washington e viene successivamente notificato all’Organizzazione degli Stati Americani (O.A.S.) in qualità di Osservatore permanente, con titolo e rango di Ambasciatore.

Written by rossiroiss

ottobre 10th, 2015 at 4:50 pm

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CAVE LOLITA TIMOFEEVA !!! RISARCITA CON ZERO EURO DA QUATTROVENTI

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Al termine di una vertenza giudiziaria intrapresa per danneggiarmi trasversalmente, danneggiando direttamente la casa editrice QuattroVenti di Urbino, la pittrice lettone italiana russofona Lolita Timofeeva è stata risarcita con zero euro, danneggiandosi irreparabilmente, come risulta scritto nel dispositivo di una sentenza emessa dal Tribunale di Bologna (n.808/2010).
Un giudice ha sentenziato ciò considerando esagerato il risarcimento di 56.000 euro richiesto, poichè è risultato ingannevole e inconsistente l’internazionalità della sua notorietà artistica, esibita dal suo avvocato difensore senza adeguati supporti internazionali documentali relativi al mercanteggiamento delle sue opere (un’opera soltanto venduta all’asta a Prato nel 1998 dalla casa d’aste Farsetti, mio tramite), ne alcuna dichiarazione di redditi adeguati alla somma indicata.
Zero euro di risarcimento, quindi, per aver pubblicato nel mio libro “Mondo lettone made in Italy” un suo “Autoritratto”, senza la sua autorizzazione: zero euro che costituiscono un bottino vistosamente magro, comparato al grasso bottino vagheggiato.
La sentenza è stata emessa al termine del cosìddetto Primo Grado, è non è stata impugnata dalla Timofeeva (termine ultimo il 30 giugno 2010) per evitarsi il peggio di una sentenza di secondo grado totalmente favorevole all’editore, con spese legali onerose a carico della parte ricorrente. Quasi certamente consigliata a far ciò da Annalisa Di Benedetto, suo avvocato di fiducia, ombra (controfigura) dell’avvocato Lavinia Savini soggettista e regista dell’impresa giudiziaria.
La casa editrice QuattroVenti ha pagato il costo della vertenza fatturato dalla Di Benedetto con bonifico bancario del valore di Euro 7.436,66, comprensivo di euro 2.800 per onorari liquidati ed euro 1.154,32 per l’Iva 20%, sommando gli altri euro come spese per diritti legali vari. Bottino magro anche per le due avvocatesse, perciò.
Una domanda è d’obbligo porla, a questo punto (concludendo): Quali e quante negatività determinerà tale sentenza nell’attività interrelazionale della Timofeeva, sempre più in difficoltà per quanto riguarda l’esposizione delle sue opere in locations dotate di plus-valore e la loro commercializzazione in fiere dell’arte e gallerie d’arte manageriali?
Sapendo che la Timofeeva è considerata straniera a Riga, la sua città natale in Lettonia, dove risulta relazionata soltanto a chi dirige attualmente il Latvia Museum of Foreign Art, per la cui direzione futura è in atto una lotta a fil di coltello per conservare l’incarico, oppure subentrare all’incaricata. Sapendo che come artista risulta misconosciuta o disistimata da ogni altra Istituzione artistica lettone, inibita a rappresentare la Repubblica di Lettonia all’estero perché cittadina italiana dal 1993. Sapendo che può recarsi là dove, di volta in volta, considera possibile proprorsi e promuoversi soltanto percorrendo via amicali omologhe. Sapendo che i comportamenti sleali generano accadimenti letali: poichè chi semina slealtà, raccoglie calamità.
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(Postato anche in: www.lampisterie.ilcannocchiale.it)

Per leggere altro webizzato precedentemente, cliccare questo link:

CAVE LOLITAM !!!: a la guerre comme a la guerre (3 aprile 2010)

https://www.facebook.com/notes/392494358472/

Written by rossiroiss

luglio 18th, 2015 at 6:01 pm

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27 MAGGIO – GIORNO ANNIVERSARIO per Lolita Timofeeva e Dante Stefani… coniugi

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Nel giorno anniversario del loro primo lustro coniugale, PROSIT! a Lolita Timofeeva (pittrice lettone italiana russofona nata 1964 a Riga) e Dante Stefani (nato 1927 a Bologna, ex parlamentare comunista vedovo vitaliziato), cittadini bolognesi matrimoniati il 27 maggio 2010 in trasferta burocratica strumentale a Ozzano dell’Emilia.
Al seguito del primo, risultino numerosi i lustri coniugali/coniugati residui dell’artista lettone italiana, in marcia di allontanamento dai suoi primi 50 genetliaci personali già sommati e psico-somatizzati,
vagheggiando gli agi di una vedovanza generosamente “vitaliziata”.

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Per leggere altro cliccare: http://www.italo-baltica.it/blog/2015-anno-ventennale-dell%E2%80%99arte-lettone-in-artefiera-1995-quinto-anniversario-del-matrimonio-con-dante-stefani-per-lolita-timofeeva-pittrice-lettone-italiana-russofona.html

Written by rossiroiss

maggio 26th, 2015 at 11:23 pm

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L’infatuazione russa per la Lettonia. Le dichiarazioni di Tallinn e Vilnius

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Reportage: “Tra le fauci dell’orso. Geopolitica e società di un’Ucraina divisa”

Primi giorni di novembre 2014. La marina russa ha nuovamente sconfinato nella zona economica lettone. È forse la cinquantesima volta. L’ultima nave ex sovietica si è attestata a una decina di miglia dalle acque territoriali della Lettonia. E l’aeronautica militare del Cremlino non è da meno. In un solo anno sono stati intercettati nello spazio aereo lettone circa duecento velivoli battenti bandiera russa. Un’invasione silenziosa? Può darsi. Dal Ministero della Difesa di Riga, il ministro Raimonds Vejonis ha fatto sapere che il Paese non sarà impreparato, e saprà rispondere a dovere a un’eventuale invasione della Russia di Vladimir Putin. “I nostri soldati si stanno addestrando alle diverse situazioni da affrontare” fece sapere lo stesso ministro della Difesa, “Ma necessitiamo di una collaborazione con la Nato”.

Ma è forse la Lituania di Vilnius che, ormai da qualche tempo, soffre maggiormente la tensione con il Cremlino. Il 26% della popolazione è infatti di origine russa, e in Parlamento il partito filorusso rischia di destabilizzare gli equilibri politici interni. In quest’ottica, la Lituania ha fatto richiesta di un presidio permanente della Nato sul territorio nazionale, per scongiurare così un eventuale tentativo russo d’invasione del Paese.

All’interno di un simile quadro geopolitico, c’è chi ha parlato di un ennesimo rischio di Guerra Fredda, anche se il ministro lettone Vejonis ha affermato di come una tale prospettiva sia da definirsi particolarmente remota. Uno scontro diretto o ideologico con gli Stati Uniti non favorirebbe la Russia putiniana. Sebbene una seconda Guerra Fredda sia un orizzonte piuttosto improbabile, il Baltico non è per certo un mare ad oggi abbandonato a se stesso. Le tre repubbliche hanno dispiegato la marina militare, e restano all’erta e sensibili a ogni minimo movimento della Russia.

(See more at: http://retroonline.it/10/05/2015/rivoluzioneucraina/linvasione-silenziosa-del-baltico-il-ritorno-di-pietro-il-grande/56923/#sthash.6xlojodi.dpuf)

Written by rossiroiss

maggio 10th, 2015 at 3:00 pm

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2015 ANNO VENTENNALE DELL’ARTE LETTONE IN ARTEFIERA 1995 QUINTO ANNIVERSARIO DEL MATRIMONIO CON DANTE STEFANI PER LOLITA TIMOFEEVA PITTRICE LETTONE ITALIANA RUSSOFONA

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Lolita Timofeeva

- http://www.italo-baltica.it/wordpress/2015-anno-ventennale-dellarte-lettone-in-artefiera-1995-quinto-anniversario-del-matrimonio-con-dante-stefani-per-lolita-timofeeva-pittrice-lettone-italiana-russofona-eurekaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa.html

- http://www.rossiroiss.it/wordpress/2015-anno-ventennale-dellarte-lettone-in-artefiera-1995.html

- http://www.italo-baltica.it/wordpress/wp-admin/post.php?action=edit&post=612&message=1

Per la pittrice lettone italiana russofona Lolita Timofeeva il 2015 e l’anno ventennale del suo esordio espositivo nella Artefiera 1995, a Bologna: co-protagonista di una mostra collaterale collettiva intitolata L’Arte Lettone Contemporanea (10 artisti diversi, tre opere di ognuno), curatore ombra e promotore/esegeta evidente Enzo Rossi-Ròiss, bio-bibliografato come tale a futura memoria anche dai media cartacei in lingua lettone.(http://www.italo-baltica.it/wordpress/archivio)
Il 2015, però, per la stessa pittrice (nata a Riga nel 1964) e anche l’anno del 5° Anniversario del suo matrimonio anagrafico con Dante Stefani (nato a Bologna nel 1927), ex senatore comunista del parlamento Italiano, Presidente della Artefiera fino al 1999, divenuto nel frattempo ex tant’altro, adeguatamente vitaliziato da rendite pensionistiche reversibili.

L’esposizione nella Artefiera 1995 fu presenziata e badata dagli artisti espositori ospitati in delegazione con altri connazionali al seguito dell’architetto Janis Dripe, Ministro della Cultura in carica, chaperon/interprete/testimone postumo lo slavista Renzo Oliva attaché della neo Ambasciata d’Italia a Riga, divenuto ex diplomatico residente a Philadelphia negli USA, e scrittore di e-book per “I Antichi Editori Venezia” (www.iantichieditorivenezia.com)
Janis Dripe, ministro lettone, taglia il nastro dell’Artefiera 1995: tra Lolita Timofeeva, alle sue spalle, e Dante Stefani.

Il matrimonio della Timofeeva con Dante Stefani è stato anagrafato il 27 maggio 2010 a Ozzano dell’Emilia, presenziato soltanto dai testimoni, per ottemperare a ineludibili esigenze di rispetto della privacy, e per essere registrato successivamente a Bologna, costituendo una nuova famiglia Stefani – Timofeeva nella residenza maritale in via Alceste De Ambris 4 (pour cause). Con la pittrice domiciliata singolarmente a Bologna in via Don Minzoni 5 (docet Pagine Bianche), co-domiciliata con la s.r.l. Italo. Sapendo che alcuni ben informati logotipati Artefiera avrebbero semantizzato la propria perplessità relativa a tale unione, non considerandola pulsionata da autentica corresponsione di amorosi sensi irreprimibili: dati gli anni di nascita dei protagonisti.
Nato nel 1927 LUI vedovo genitore di una figlia adulta. Ex parlamentare del PCI in disaccordo con chi sostiene la necessità di legiferare la non reversibilità di trattamenti pensionistici pro giovani mogli strumentali, nate decine di anni dopo i mariti: come Lolita Timofeeva nata 37 anni dopo il suo terzo “sposo” anagrafico, ex senatore comunista russofilo vitalizziato con 3073 mensili.

Nata nel 1964 LEI senza figli e pluridivorziata prima come cittadina sovietica (cognomata Jaskina) da uno Juri Timofeev moscovita, e poi come cittadina italiana da un metalmeccanico lucano immigrato a Bologna. Dando per scontata l’opinione più condivisa che il matrimonio con lo Stefani sia stato perseguito dalla lettone italiana russofona come risultato finale di interazioni volpine strategiche concepite ed eseguite ad hoc (mirandole come instrumentum regni !), sostenuta a far ciò da una sperimentata consigliera omoglotta gattesca in sintonia: prospettandosi la lucrosità di una vedovanza in età menopausata sovrappeso ancora attraente per suscitare desideri, redditata dal vitalizio parlamentare dell’ex senatore comunista (vita-natural-durante definitivamente smatrimoniata), con ogni altro nesso e connesso indotto acquisibile.

1991, non ancora stabilmente bionda, nel giorno del matrimonio col lucano Emanuele Noviello

1991, non ancora  tettoruta stabilmente bionda, nel giorno del matrimonio col metalmeccanico lucano Emanuele Noviello

Per sapere di più della Timofeeva, basti ai più curiosi tutto ciò che risulta linkato e foto-documentato in Google: bio-bibliografata come pittrice (da zero alla Biennale di Venezia), a futura memoria incontestabile in un libro intitolato “Mondo lettone made in Italy”. Con tant’altro nel web, come esemplificano i link qui di seguito:
*http://www.italo-baltica.it/wordpress/lolita-timofeeva-2.html
* http://www.italo-baltica.it/blog/il-%E2%80%9Ccorpus-hermeticum%E2%80%9D-di-lolita-timofeeva-esposto-in-una-galleria-gregaria-a-riga.html

Per quanto riguarda, invece, l’ex senatore Dante Stefani (a sinistra nella foto), poco linkato e foto-documentato in Google, risulterà opportuno leggere la scheda qui di seguito.
Dante Stefani è nato a Bologna il 19 settembre 1927. Disegnatore tecnico (tre anni scolastici di avviamento professionale), è stato “…riconosciuto partigiano non combattente col grado di sottotenente” (minorenne smedagliato) dall’1.5.1944 alla Liberazione” (“Dizionario Biografico” di Arbizzani e Onofri, vol. V°, pag. 347).
L’attività patriottica contro i nazifascisti l’ha intrapresa diffondendo stampa clandestina e partecipando alla distribuzione di chiodi scassagomme prodotti dalla fabbrica nella quale ha lavorato a Sabbiuno/Bologna, anziché partecipando ad azioni armate. Nel settembre 1944 (diciassettenne) ha contribuito alla formazione della compagnia SAP della 4a brigata Venturoli Garibaldi, della quale divenne commissario politico, distinguendosi come organizzatore, in relazione con le organizzazioni clandestine di Castel Maggiore/Bologna.
La carriera politica se l’è propiziata, quindi, compiendo tali “gesta” patriottiche nel territorio natio: segnalandosi, a ogni “major” del Partito Comunista Italiano, come “compagno” ortodosso e affidabile, rispettoso della nomenclatura al potere, e meritando la effettuazione di più soggiorni di studio nella Unione Sovietica, tanto da apprendere e parlare la lingua russa.
Ha assunto questi incarichi “politici”: consigliere e assessore comunale comunista a Bologna durante gli anni del sindaco Dozza (1951-1956) / (1964-1970), consigliere e assessore regionale comunista durante gli Anni 70 del presidente Fanti, senatore comunista della Repubblica nell’VIII e IX legislatura (1979-1987), presidente comunista della Fiera di Bologna dal 1988 al 1999 (destinato ad avere Luca Montezemolo nel ruolo di successòre), presidente ex comunista dell’Associazione nazionale delle Fiere italiane (AEFI) e vice presidente dell’Unione internazionale delle Fiere (UFI), presidente post-comunista della Fondazione del MIC (Museo Internazionale delle Ceramiche) a Faenza (dulcis in fundo) fino al settembre 2005.

Written by rossiroiss

maggio 7th, 2015 at 8:11 am

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FLASHES OF FERTILE THOUGHTS ON THE “ANONYMOUS RESERVATUS” – PAINTED BY ILZE JAUNBER

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BIRKENFELDS GALERIJA RIGA LATVIA
solo exhibition 11 – 30 aprilim 2015

http://lampisterie.ilcannocchiale.it/post/2807137.html

(translation Sarah Lane)

Anonymous: emblematic mask and multiplied icon,
Anonymous: mask showing rebellion,
Anonymous: de-identitied and sexless mask,
Anonymous: unemotionalised and de-ageing mask,
Anonymous: mask of de-ethnicised irrelevance,
Anonymous: stereotyped and globalising mask,
Anonymous: right you are, if you think so and each to his own mask,
Anonymous: unmistakeable mask in search of an author.

The Anonymous mask, which appears in variously crowded depictions in Ilze Jaunberga’s paintings, is characterialised by Goyaesque chromatic dramatisations and iconic Tintorettesque ensembles that are allusive and reserved rather than assertive and forceful. Since it absorbs the bodies of those who wear it, it makes them appear as individuals belonging to a single kind that is de-featured, de-ethnicised, de-aged and de-identitied thus becoming trans-sexual, trans-generational and trans-national.
It’s the same mask as worn by the character in the film “V for Vendetta” adapted from the cartoon of the same name and later chosen as an identifying icon diffused by the Indgnatos movement which originated in Spain in 2011. The Latvian artist didn’t however intend to convey the idea of Vendetta, but rather she meant to emblemise the idea of rebellion against the illiberal officialised powers and the neo-sovietism of Putin: globalising interclassism and making each individual’s ethnicity, age and sex conform.
Jaunberga adopted the mask as a recurrent icon in 2012, with a painting entitled “Critical Temperature” (the main draw at an exhibition in Riga) which was permeated by the idea of an increase in tension in social and political relations worldwide. The idea is to signal the anonymity of wearing a shared mask by those who intend to express their rebellion, and – masked – control it.
It represents an impression of the features of Guy Fawkes, the English dynamite-brandishing terrorist before his time and Catholic plotter, who failed in his assassin attempt of the king and was slaughtered at the age of 36 in Westminster on 13 April 1606 (James I was on the throne and it was during the lifetime of Shakespeare 1564-1616). cf Wikipedia
Although each of the canvases painted for the installation entitled “Anonymous Reservatus” – which were first displayed at a preview at Cà Ròiss in Venice during the 2014 Carnival – is an autonomous composition, they were all conceived as fragments of a single image to make up a large-scale fresco in-progress. They feature a recurrent iconic design and are characterised by formal constants, such as the Tintorettesque crowding of figures, the overall use of colour which includes references to certain dramatic glooms typical of Goya, and the poetical and ethical nature which ideologises them and gives them substance.
The Latvian artist used her emotions and instincts to paint each one of them, letting her thoughts lead her hand, free from the slightest desire to reproduce a reality of people, things and places that can be easily recognised. Her hand can be considered the “window on her mind” (Kant), the “hand that works” as Hegel thematised (taken up by Marx) and a praiseworthy hand, to paraphrase the words of Henri Focillon, who wrote a book published in 1939 under the title “In praise of hands”.
Painting the works, she didn’t aim for “vedutismo”, or sights seen by herself and others, but she painted to transfigure and iconise her thoughts whilst seeing. Through the paintings she traced a mental journey which is notable for its highly personal and vivid trademarks.
She painted to convey the collective carnivalesque nature of Venice, disambiguating it after having experienced and documented it in immobility, for her future memories, by taking photographs.
Painting in this way, the subjective carnivalesque simil-Venetian of the fifteen/seventeen hundreds is simulated repeatedly to tell the nothings of self-promoters who occasionally mask, in a serene Venetian way, their individuality that is wholly, yet alternatively and in every moment of the day, gratified by sterile friendly relationships scattered with flimsy emotions that are conventional and sometimes shared.
Ilze Jaunberga as an artist takes constant care to favour symbolisation and emblemisation and these are both predominant in her paintings while sweetened decoration and peaceful illustrations are considered discriminative. (www.ilzejaunberga.com)

NOTE – Every year on 5 November, the UK celebrates the fact that King James I was saved during the so-called Gunpowder Plot. The same event is recalled by English teachers in Latvian elementary schools with the rhyme “Remember, remember…” about the Anonymous Guy Fawkes and his failed plot.
The title Anonymous Reservatus is thus intended to mean Controlled Anonymity, rebellious but not vengeful – a shared or shareable anonymity that results in being more participated and globalised, as each can decide where, when and how to display or spread their rebellion.

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Anonymous: maschera emblematica icona multiplicata,
Anonymous: maschera che manifesta ribellione,
Anonymous: maschera asessuata e deidentitata,
Anonymous: maschera smemozianata e disanagrafante,
Anonymous: maschera della irrilevanza deetnizzata,
Anonymous: maschera stereotipata e globalizzante,
Anonymous: maschera così è se vi pare, a ognuno la sua,
Anonymous: maschera inconfondibile in cerca d’autore.

La maschera Anonymous, raffigurata variamente affollata nei dipinti di Ilze Jaunberga risulta caratterializzata con drammatizzazioni cromatiche goyesche e insiemi iconici tintoretteschi allusivi e “reservati”, più che assertivi e propulsivi. Poiché ingloba i corpi di chi la indossa e li connota come individualità di un genere unico de-somatizzato, de-etnizzato, de-anagrafato, de-identitato: conseguentemente trans-sessuale, trans-generazionale, trans-nazionale.
E’ la stessa maschera indossata dal personaggio del film “V per Vendetta” tratto dal fumetto omonimo, successivamente scelta come icona identitaria e diffusa dal movimento degli Indignatos originato in Spagna nel 2011. Nelle intenzioni dell’artista lettone, però, non significa Vendetta, poiché intende emblematizzare la ribellione nei confronti dei poteri costituiti illiberali e del neo-sovietismo di Putin: globalizzando l’interclassismo e omologando le etnie, le età anagrafiche, i generi di appartenenza originari.
La Jaunberga l’ha adottata nel 2012 come icona ricorrente, realizzando un quadro intitolato “Temperatura Critica” (attrazione di una esposizione a Riga), pervasa dalla intuizione di un aumento di tensione nei rapporti sociali e politici mondiali. Per segnalare l’anonimia di un mascheramento condiviso da chi, così “mascherato”, intende manifestare la propria ribellione controllandola.
Somatizza (schematizzato) Guy Fawkes terrorista inglese dinamitardo ante litteram e cospiratore cattolico mancato regicida inglese, trucidato trentaseienne a Westminster il 13 aprile 1606 (regnante Giacomo I°, e vivente Shakespeare 1564-1616). http://it.wikipedia.org/wiki/Guy_Fawkes

Le tele dipinte per la installazione intitolata “Anonymous Reservatus”, esposte in anteprima dalla Cà Ròiss a Venezia in concomitanza col Carnevale 2014, sono dotate ognuna di autonomia compositiva, concepite tutte come frammenti pittorici per un grande affresco in progress, però: singolarmente connotate da una iconografia ricorrente, e caratterizzate da “costanti” formali che riguardano l’affollamento figurale tintorettesco, l’insieme cromatico con riferimenti a certe cupezze drammatiche goyesche, la poeticità e l’etica che le ideologizza e sostanzia.

Poiché l’artista lettone le ha dipinte ognuna emotivamente, d’istinto e rigorosamente col pensiero in mano, scevra da ogni inclinazione a riprodurre la realtà immediatamente riconoscibile di persone, oggetti e luoghi. Considerando la sua mano “finestra della sua mente” (Kant), “mano che lavora” come ha tematizzato Hegel (ripreso da Marx), mano elogiabile parafrasando ciò che ha scritto Henri Focillon autore del libro edito nel 1939 col titolo “Elogio della mano”.

Poiché non le ha dipinte ruolandosi “vedutista” per dipingere raffigurazioni di ciò che ha visto, ”veduto” anche da molti altri, ma le ha dipinte per iconizzare trasfigurato ciò che ha pensato “vedendo”: tracciando con tali opere un percorso mentale che ci risulta realizzato con stilemi pittorici personalissimi.
Poiché le ha dipinte per raccontare la carnascialità veneziana collettiva deambiguandola, dopo averla vissuta documentandosela immobilizzata, a futura memoria personale, da scatti fotografici.
Dipingendo, così, il carnevalesco soggettivo simil-veneziano cinque/settecentesco, simulato poi successivamente per raccontare il niente di chi si autoblasona mascherando occasionalmente e “serenissimamente” la propria individualità, globalmente gratificata – altrimenti e in ogni altro contesto giornaliero – dall’intrattenimento di rapporti sterili amicali costellati da emozionalità effimere convenzionali occasionalmente condivise.
Essendo Ilze Jaunberga un’artista permanentemente attenta nel privilegiare la simbolizzazione e l’emblematicità che ci risultano prevalenti in ognuno dei suoi dipinti: considerando discriminanti, perciò, la decorazione edulcorata e l’illustrazione tranquillizzante.(http://www.ilzejaunberga.com/)


NOTA – Il 5 novembre di ogni anno, nel Regno Unito, si celebra il salvataggio del re Giacono I° con una manifestazione intitolata La Congiura delle Polveri. La stessa congiura evocata nelle scuole lettoni durante gli anni delle elementari, dalle insegnanti della lingua inglese, utilizzando una filastrocca “Remember remember…” che riguarda l’Anonymous Guy Fawks e il suo complotto fallito.

Il titolo Anonymous Reservatus, quindi, intende significare Anonimia Controllata, ribelle ma non vendicativa: anonimia condivisa o condivisibile perchè risulti più partecipata e globalizzata, scegliendo come e quando e dove e perchè manifestare (seminare) la propria ribellione.


Written by rossiroiss

aprile 21st, 2015 at 5:56 pm

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ANONYMOUS DIPINTO DA ILZE JAUNBERGA

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BELLA GIORNATA PER LA RIVOLUZIONE

titolo della expo personale di Ilze Jaunberga

presso Happy Art Museum a Riga in Lettonia

https://www.facebook.com/events/479168708822671/


ANONYMOUS è l’icona ricorrente e protagonista degli ultimi dipinti di Ilze Jaunberga: maschera di “V for Vendetta”, il fumetto scritto da Alan Moore e disegnato da David Lloyd. Una maschera simbolo globale e globalizzante di ribellione e indignazione, sistema di segni che dà identità di vendicatore e giustiziere a chi la porta applicata sul viso per risultare, così, de-identitato, privo di etnia, età, sesso. “V for Vendetta” (Anonymous) è un enigmatico personaggio mascherato in cui il desiderio di libertà si fonde con uno spiccato spirito anarchico.Sono grandi dipinti (100×240) eseguiti col pensiero in mano dopo essere stati minuziosamente progettati generando artisticità, più che artigianalità, dotati di una carica simbolica pesante defragabile in un’area metaforica molto ampia.Risultano esposti in uno spazio dell’Happy Art Museum a Riga in Lettonia dal 9 maggio al 10 giugno 2013, accreditati da tre testimonianze esegetiche firmate Lolita Cigane, Olga Provska e Dags Vidulejs. Titolo dell’esposizione: “JAUKA DIENA REVOLŪCIJAI – Nice day for a revolution”.

Altro grande dipinto della Jaunberga risulta esposto contemporaneamente in una expo collettiva, allestita con opere di 15 artisti, a Riga nelle sale del Museo dell’Architettura (Maza Pils street 17) , intitolata: “Riga before the first crusader”.

Written by rossiroiss

maggio 20th, 2013 at 7:13 pm

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LETTONIA: Rotta verso l’euro

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(20 febbraio 2013 – IQ The Economist Vilnius)

http://www.presseurop.eu/it/content/article/3436331-rotta-verso-l-euro

Il primo gennaio 2014 la Lettonia diventerà il diciottesimo paese ad adottare la moneta unica.
Una scelta di convenienza, non condivisa dalla maggior parte dei lettoni e non esente da rischi.

Che il governo lettone e la banca centrale siano determinati a introdurre l’euro il primo gennaio 2014, anche se l’intera società non approva, stupisce gli stranieri. Un sondaggio di opinione, voluto dalla Banca nazionale della Lettonia nell’agosto scorso, indica che soltanto il 13 per cento degli abitanti auspicava l’introduzione della moneta unica il più rapidamente possibile. Il 21,9 per cento riteneva al contrario che non la si debba adottare nei prossimi anni, e il 59 per cento era poco o affatto propenso ad adottarla.

Nonostante ciò il governo va avanti, senza guardare né a destra né a sinistra. Nel settembre scorso tutti gli indicatori lettoni erano in linea con i requisiti indispensabili per avere accesso alla zona euro. Lo scarso entusiasmo evidenziato dai sondaggi di opinione non preclude per altro al governo di andare avanti. I politici lettoni sono abituati da tempo al negativismo permanente della popolazione, a prescindere dall’argomento di cui si tratta. Hanno anche constatato che gli elettori sono capaci di credere a due cose contraddittorie contemporaneamente. Lo dimostra il fatto che il primo ministro Valdis Dombrovskis, il sostenitore principale dell’introduzione dell’euro, continua a essere saldamente in testa nei sondaggi.

Indubbiamente, i partiti dell’opposizione capiscono anche loro che contestare esplicitamente l’euro significa in definitiva barcamenarsi in acque poco profonde. Il rifiuto dell’euro è condizionato tanto dall’attaccamento sentimentale alla moneta nazionale lettone, il lat, quanto da un riflesso naturale di opposizione a tutto ciò che è nuovo e sconosciuto. Non si tratta di una convinzione profondamente radicata o della conseguenza di discussioni politiche ed economiche razionali.

A favore dell’adozione della moneta unica vi sono inoltre motivazioni relativamente solide. La maggior parte degli uomini d’affari lettoni si è pronunciata a favore dell’euro per fugare il fattore di rischio legato alla valuta attuale. L’euro permetterà anche di risparmiare le spese legate al cambio delle valute e incentiverà i commerci. Andres Aslund, esperto di fama mondiale, sottolinea che nel caso di un’altra crisi l’appartenenza alla zona euro offrirà al settore bancario lettone l’accesso ai fondi della Banca centrale europea. E questo, per un piccolo stato che ha pochi depositi stranieri, può costituire un incentivo rilevante. Anche i benefici geopolitici rivestono un ruolo non trascurabile: più è forte l’integrazione dell’Ue in tutti gli ambiti, più si avverte l’arretramento della zona di influenza russa.

La recente crisi della zona euro ha chiaramente dimostrato che l’introduzione della moneta unica non è di per sé una garanzia di benessere e di crescita economica. Tuttavia la banca centrale della Lettonia e il governo diffondono pronostici molto ottimisti circa i benefici che deriveranno al paese dall’introduzione dell’euro. Gli investimenti stranieri aumenteranno e il paese potrà prendere capitali in prestito a tassi inferiori. Ma queste previsioni potrebbero anche restare lettera morta.

Rischio elettorale

Se non arriveranno i benefici promessi, tale operazione potrebbe costituire un rischio politico di gran lunga inferiore a quello collegato all’inflazione e alla partecipazione nazionale ai fondi salva-stati della zona euro. Le speranze di evitare una nuova cancellazione del debito greco stanno sfumando. Questa situazione non è affatto eccezionale, dato che si dovrà offrire un aiuto analogo e non indennizzabile a qualsiasi altro paese travolto dalla crisi. Se la Lettonia dovesse concedere aiuti sostanziosi a paesi molto più ricchi, la reazione politica rischierebbe di essere brusca. I lettoni sono anche convinti che i prezzi aumenteranno.

Il 2014 non è soltanto l’anno dell’introduzione dell’euro, ma anche quello delle elezioni della Saeima, il parlamento lettone. Qualsiasi problema di natura economica che dovesse presentarsi – in particolare l’aumento dei prezzi – sarà ritenuto dai lettoni imputabile all’introduzione dell’euro. Se le banconote che a partire dal prossimo gennaio entreranno nei portafogli dei lettoni perderanno valore troppo rapidamente, i partiti della coalizione che ha voluto l’euro dovranno pagare un prezzo molto salato a ottobre, quando si andrà alle urne. (Traduzione di Anna Bissanti)

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febbraio 21st, 2013 at 12:00 pm

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LA REPUBBLICA DI LETTONIA INSEDIATA IN UNO SPAZIO DELL’ARSENALE SARA’ RAPPRESENTATA DA DUE ARTISTI NELLA BIENNALE D’ARTE 2013

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Nella Biennale d’Arte 2013, la Repubblica di Lettonia risulterà insediata in uno spazio dell’Arsenale col suo padiglione ufficiale, in posizione contigua e sinergica ad altri padiglioni ufficiali…finalmente! Dopo avere sperimentato, in occasione delle Biennali precedenti: tre locations chiesastiche, due locations private d’uso abitativo con l’accesso in calli poco transitate, e una nello spazio al piano terra dell’Associazione Italo Tedesca in posizione estremamente periferica rispetto ai Giardini e all’Arsenale. Tutte locations procurate (locate) dal duo De  Grandis-Tirkkonen di Arte Communications, agenzia di servizio con co-curatela incorporata di servizio aziendale.

Ciò significa che l’esposizione lettone, intitolata “North by North East”, avrà visitatori in gran numero, diversamente dalle esposizioni allestite in occasione delle Biennali precedenti, insediate in location eterogenee e mal-mappate nel labirinto veneziano. Con grande soddisfazione dei due artisti prescelti per rappresentare la Repubblica della quale sono cittadini: Kaspars Podnieks (nato nel 1980) e Kriss Salmanis (nato nel 1977). E sufficienti gratificazioni per Alise Tīfentāle, critico d’arte e curatore di Kim?(”Kas ir māksla?”-Cos’è arte?), artefice della curatela, supportata dalla co-curatela di Anne Barlow e Courtenay Finn, rispettivamente direttrice e curatore dell’associazione no-profit “Art in General” di New York.

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gennaio 21st, 2013 at 9:14 pm

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DELLA LETTONIA E PER LA LETTONIA DI ALCUNI ITALIANI ECCELLENTI

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L’Associazione Lettone degli Insegnanti d’Italiano insediata a Riga ha redatto e postato nel proprio sito web (www.alii.lv) un questionario costituito da 12 domande con invito a rispondere inoltrato a 10 italiani lettonofili & lettonologhi. Qui di seguito è possibile leggere le risposte di Paolo Pantaleo, traduttore e curatore di Baltica (http://www.alii.lv/pages.php?id=61.9&lang=it)

1. Che cosa l’ha portato in Lettonia?

Mia moglie, che è lettone. Ma poi ho imparato ad amare questo paese per molte altre cose.

2. Quali sono per lei le parole “chiave” della Lettonia e dell’Italia?

Se ne devo trovare una che le metta insieme, direi poesia.

3. Quali sono le parole che le piacciono in lettone?

Ce ne sono un’infinità, a partire da quelle di uso più comune che ogni tanto i miei figli piccoli pronunciano. Ma poi davvero ce ne sono tantissime, tutte quelle che scopro ogni giorno. Penso ad esempio a dei versi di Māra Zālīte che amo molto “Jau rīt es aiziešu vārdos kā mežā iet mežabrāļi”.

4. Che cosa i lettoni e gli italiani hanno in comune?

Mi ripeto, poesia. Ma anche musica, arte, cultura popolare. In particolare la cultura contadina.

5. Che cosa della Lettonia le mancherà di più quando ritornerà in Italia?

Io parto e torno in Lettonia un paio di volte all’anno. E per sconfiggere la nostalgia, quando parto porto con me tutto quel che posso. Una famiglia per metà lettone, tutte le parole che ho imparato, quelle con cui parliamo coi nostri bambini, i libri, la musica, il cibo… Mi manca tutto il resto, quello che non sta in valigia.

6. Ultimo libro che ha letto in italiano? Quali sono i libri da leggere?

L’ultimo libro che ho letto, “Bille”, era in lettone. In italiano invece l’ultimo libro che ho letto è stata in realtà una rilettura, “La malora” di Fenoglio (che però è complicato da leggere persino per molti italiani, per la lingua affascinante e particolare che usa, bellissimo).
I libri da leggere in italiano? Pavese innanzi tutto, il suo italiano è un impasto unico, sa di terra e di tabacco, di genuinità e di ricerca lessicale insieme: “La luna e i falò”, “La casa in collina”, e le sue raccolte di poesi da “Lavorare stanca” in poi. Poi un bellissimo racconto, “Casa d’altri”, di Silvio D’Arzo, uno scrittore morto prematuramente e poco conosciuto persino in Italia. “Cronache di poveri amanti”, di Vasco Pratolini, che racconta meglio di chiunque altro la Firenze degli anni ‘30. La produzione di Mario Rigoni Stern, sia quella sulla guerra “Il sergente sulla neve”, “Ritorno sul Don” ma ancora di più i suoi racconti dell’altipiano di Asiago. E poi due libri fondamentali per il novecento italiano: “Se questo è un uomo” di Primo Levi, probabilmente il libro narrativo più importante scritto sulla shoah, e “La storia” di Elsa Morante.

7. Quale canzone le fa pensare dell’Italia?

“A Pa’” una canzone che De Gregori ha scritto su Pier Paolo Pasolini.

8. È appassionato di calcio? Per quale squadra tifa?

Juventus da sempre.

9. Dove si mangia la pizza più buona in Lettonia?

Non saprei, evito i posti dove si mangia italiano… Tranne “Un momento”, per la simpatia del suo proprietario. E perché poi si mangia bene.

10. Quali luoghi consiglierebbe ad un turista lettone che vuole conoscere l’Italia?

Io vivo a Firenze, ho lavorato persino per alcuni anni dentro Palazzo Vecchio. Adesso però passo dal centro di Firenze raramente, più che la bellezza del Duomo o di Santa Croce è il fastidio della folla, del caos di traffico e di rumori. Se dovessi consigliare dei luoghi, consiglierei posti meno affollati. Rimanendo nella mia regione, la campagna senese, le crete del grossetano, l’Abbazia di San Galgano, l’appennino aretino. E cambiando regione, Gubbio nell’Umbria e Fabriano nelle Marche. Luoghi dove si coltiva il sapore della buona Italia con la giusta tranquillità.

11. Quali luoghi / cibi consiglierebbe ad un turista italiano che vuole conoscere la Lettonia?

Vedere tutto il possibile fuori dai classici circuiti turistici. Quando sono a Riga io vivo in Pārdaugava, che trovo molto affascinante anche se è lontana dai tradizionali tour turistici. E poi, dopo aver visitato tutte le attrattive di Riga (io a tutti gli italiani che me lo chiedono consiglio di non perdersi il Brīvdabas muzejs) suggerirei di prendere a noleggio un auto e girare per la Lettonia. Vecriga è bellissima ma rinchiudersi solo lì dentro sarebbe un peccato imperdonabi le. Io amo moltissimo la natura lettone, adoro lo Zemgale, e le foreste di Vidzeme. I laghi, le cicogne, le pianure, le foreste. Per quanto riguarda il mangiare, lo stesso consiglio. Cercare di mangiare piatti lettoni, dimenticarsi la cucina italiana (per molti italiani è quasi impossibile ma io non sopporto quando gli italiani cercano a tutti i costi all’estero di mangiare come fossero in Italia, considerando la cucina italiana l’unica che esiste). Andare nelle campagne lettoni, fermarsi in qualche krogs, assaporare tutto il possibile.

12. Che consigli darebbe agli studenti d’italiano in Lettonia?

Di lasciarsi portare dal suono delle frasi. Se manca ad esempio un congiuntivo o un condizionale la frase stecca, perde la sua musicalità. E’ la musicalità della frase che si appoggia alle singole parole. Come in questo frammento di una poesia di Pavese:

I mattini trascorrono chiari e deserti
sulle rive del fiume che all’alba s’annebbia
e incupisce il suo verde, in attesa del sole.
Il tabacco, che vendono nell’ultima casa
ancora umida, all’orlo dei prati, ha un colore
quasi nero e un sapore sugoso: vapora azzurrino.
Tengono anche la grappa, color dell’acqua.
E’ venuto un momento che tutto si ferma
e matura. Le piante lontano stan chete:
son fatte più scure. Nascondono frutti
che a una scossa cadrebbero. Le nuvole sparse
hanno polpe mature. Lontano sui corsi,
ogni casa matura al tepore del cielo.

Alle 12 domande dello stesso questionario hanno risposto: Marco Campassi, insegnante d’italiano – Laura Cappiello, biologa – Stefano Orlandi, impiegato – Maria Rita Lupi, insegnante d’italiano – Antonio Liaci, sinologo, giornalista ed insegnante d’italiano –  Camilla Zanon, studentessa e stagista presso l’Ambasciata d’Italia in Lettonia – Sara Bollini, mediatrice linguistica e culturale – Samuele Messina, partecipante del programma interculturale AFS – Antonella Piacente, stagista

Written by rossiroiss

novembre 26th, 2012 at 8:52 pm

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